COSA TROVERI IN QUESTO ARTICOLO
Il principio dell’iceberg di Hemingway
Scrivere narrativa, ahimè, è il lavoro più antieconomico in cui potete imbattervi.
Se siete pronti a seminare tanto per raccogliere poco, se siete disposti a buttare via ettari di raccolto, se non vi spaventa lavorare tutti i giorni, aldilà delle condizioni in cui versate e dell’umore, con la pazienza e la caparbietà del contadino, allora benvenuti nel club.
Club fondato, figurativamente parlando naturalmente, il secolo scorso da Ernest Hemingway.
Proprio lo scrittore americano, in un’intervista da parte di George Plimpton nel 1945, enunciò il Principio dell’Iceberg.
“Io cerco sempre di scrivere secondo il principio dell’iceberg. I sette ottavi di ogni parte visibile sono sempre sommersi. Tutto quel che conosco è materiale che posso eliminare, lasciare sott’acqua, così il mio iceberg sarà sempre più solido. L’importante è quel che non si vede. Ma se uno scrittore omette qualcosa perché ne è all’oscuro, allora le lacune si noteranno… Prima di tutto eliminare tutte le parti superflue e trasmettere al lettore un’esperienza che potesse entrare a far parte della sua, come quelle reali. È un’impresa difficilissima, e ho dovuto lavorare sodo”.
Proprio come la punta di un iceberg, quando il lettore legge il vostro romanzo deve avere l’impressione che sotto ci sia molto di più di quello che vede. Se ci pensate, questa è l’essenza del fascino: il mistero del non visto, dell’incognito. Se esponiamo in un libro tutte le informazioni che abbiamo raccolto, solo perché dobbiamo dimostrare al lettore che ne sappiamo, corriamo lo stesso pericolo che si corre nella pornografia, in cui tutto è sovraesposto, o nella migliore delle ipotesi, di annoiare mortalmente il lettore con il nostro nozionismo (come vedremo più avanti questo prende il nome di Infodump).
Il lettore di romanzi va alla ricerca di emozioni, non di spiegazioni. Condividi il TweetLasciamo quindi le trattazioni noiose a manuali e alle ricerche accademiche e cerchiamo di scrivere della buona narrativa.
Se avete il desiderio di scrivere un libro, dovete essere consapevoli che state creando un mondo nuovo, come dice Nabokov nelle sue lezioni di letteratura, un mondo immaginario, dove lettore e scrittore possano incontrarsi.
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Tutta la fase di ricerca preliminare sulla trama, gli approfondimenti sulle ambientazioni, le “frequentazione” dei personaggi letterari, la creazione di meccanismi e dinamiche che funzionano solo all’interno dell’ecosistema del vostro romanzo, tutto questo rappresenta l’intera massa di ghiaccio.
L’abilità di scrivere un romanzo sta proprio nel far emergere le vicende e i dettagli dalla narrazione, farli parlare con le loro parole attraverso dialoghi realistici e credibili, evitando l’insicurezza di dover spiegare tutto e subito al lettore, con la paura che altrimenti non capisce.
Alla fine di questo lavoro, ci sarà sicuramente molto sfrido. Alcune informazioni non vedranno mai la luce nel testo, altre magari emergeranno sotto forma di flash-back, o di una singola battuta, o rielaborate sotto una prospettiva nuova.
“Se un prosatore sa bene di che cosa sta scrivendo, può omettere le cose che sa e il lettore, se lo scrittore scrive con abbastanza verità, può avere la sensazione di esse con la stessa forza che se lo scrittore le avesse descritte. Il movimento dignitoso di un iceberg è dovuto al fatto che soltanto un ottavo della sua mole sporge dall’acqua”. Hemingway
In altre parole Hemingway dice che bisogna scrivere in modo connotativo, per una ragione, e considerando il punto di vista della voce narrante.
Ad esempio, se il mio protagonista Marco è di fronte al Colosseo, evitiamo spiegazioni descrittive da Wikipedia, riportando che si trova a Roma, che si tratta del più grande anfiteatro del mondo, che attrae milioni di turisti, la cui struttura portante è costituita da pilastri in blocchi di travertino collegati da perni.
Vi sto annoiando, vero?
Ovviamente qui ho esagerato, ma alcuni romanzi di scrittori emergenti non si allontanano poi più di tanto.
Magari il Colosseo era il posto dove il padre portava il protagonista da piccolo a fare lunghe passeggiate mangiando un gelato al cioccolato. Morto il padre prematuramente, il nostro Marco non vi ha fatto più ritorno. Immaginiamoci Marco da grande, partito volontariamente militare e assegnato a piantonare il grande monumento romano: proviamo allora a descrivere l’emozione che Marco prova nel frequentare ancora quei luoghi.
Questo lavoro di “scrematura”, magari affrontato in fase di editing e revisione, va fatto a tutti i livelli: di trama, di personaggi, ma anche di stile e linguaggio, evitando l’uso di aggettivi vaghi, vuoti o ridondanti.
Lasciamo spazio al lettore, quindi, alla sua fantasia e rielaborazione mentale personale. Il lettore vuole avere un ruolo attivo quando sfoglia le pagine di un romanzo.
L’altra medaglia del principio dell’iceberg: l’infodump
Agli antipodi del principio dell’iceberg potremmo dire che si posiziona l’Infodump. Di cosa si tratta?
Questo termine indica la pratica di propinare a chi legge un marasma di fatti e dati spesso incomprensibili, tutti insieme. Proviamo a fare un esempio di eccesso di informazioni da collegare alla semplice frase: “Anna tornò dalla corsa con un fastidioso dolore alla caviglia” e valutiamo il risultato.
“Anna tornò dalla corsa con un fastidioso dolore alla caviglia. Era sicuramente il risultato delle scarpe color senape che sua madre le aveva acquistato al nuovo negozio di articoli sportivi vicino casa. Prima il locale era adibito a piccolo salone di bellezza ma le due proprietarie, provenienti dal Sud Italia, erano tornate nella loro beneamata Puglia. Da quel momento il posto era stato sfitto per almeno un anno ed ecco, pronto a regalarle una bella storta, quella specie di Footlocker dei poveri. Lo aveva anche detto a sua mamma di non comprare nulla senza di lei ma era una capocciona e, quando ci si metteva d’impegno, sapeva veramente farla innervosire. Adesso sarebbe dovuta scendere in garage a prendere del ghiaccio dal congelatore per piazzarlo sul piede ed aspettare che il freddo le rendesse insensibile la pelle”.
Vi starete domando, perché lo scrittore mi sta dicendo tutto questo?
Tutto questo insieme di notizie e retroscena sul negozio di scarpe e la mamma di Anna possono essere stati utili allo scrittore per inquadrare il background di ambientazioni e personaggi.
Scrivere è una questione di scelte. Condividi il TweetCosa è importante che emerga, in quel frangente, che riguarda Anna?
Dov’è che l’infodump fa la sua comparsa?
È ovvio che l’infodump si trovi un po’ ovunque in narrativa, dai romanzi rosa ai gialli, dall’horror alle narrazioni storiche. Ci sono, tuttavia, dei generi e delle situazioni in cui la sua comparsa è più frequente (e irritante).
- Parlami di te… Anzi, meglio di no
Accade spesso che, presentando figure carismatiche o dal carattere particolare, il lettore si faccia un paio di domande sul loro passato.
Questo certo non significa che gioisca quando il narratore lo imbottisce con flashback lunghi eternità riguardo l’infanzia del protagonista, la sua passione per i dinosauri o i suoi profumi preferiti. Qualche memoria può anche arricchire un libro, conferendo un’aura differente a personaggi complicati e affascinanti. Può essere veramente fastidioso, però, che il climax di un bel testo di avventura venga interrotto per rimembrare quella volta in cui l’eroe fece un incidente in bicicletta dove si sbucciò un ginocchio. Per non parlare della suspense, nemica mortale delle frasi superflue e fuori luogo. Sì a qualche flashback significativo quindi, ma badate bene: pochi e pregnanti, per far sì che il romanzo non sprofondi nella confusione.
- Fantasy o guida turistica?
Nei libri di fantasia, è praticamente impossibile non trovare descrizioni di luoghi incantati o maledetti, lande sterminate abitate da creature di altri mondi, castelli giganteschi protetti da malie, boschi insidiosi e al contempo affascinanti…
Per non parlare della cartina che spesso si trova in saghe come Il signore degli anelli o Il trono di spade. Nei fantasy pare imprescindibile inserire ogni tre per due affreschi delle ambientazioni peculiari nelle quali si muovono i protagonisti, magari in momenti fuori luogo o quando preferiremmo leggere di una bella battaglia all’ultimo sangue fra orchi ed elfi. È anche vero che, trattando di materiale inventato, l’autore senta la necessità di farci partecipi di quel che ha creato. Quindi il consiglio è: fate emergere le descrizioni dalla narrazione, evitando lunghe parentesi che il lettore vorrà saltare.
- Vade retro spiegoni tecnici!
Quando capita fra le mani un volume che tratta di scienziati, storici, archeologi o qualunque tipo di esperto del settore, potremmo imbatterci nei famigerati spiegoni tecnici. In pratica, sono quelle pappardelle lunghissime e complicate che probabilmente comprendono solo gli autori, mediante le quali si proporrebbero di spiegare il funzionamento di un certo meccanismo, le leggi di una determinata civiltà, lo svolgimento di un processo chimico…
Qui l’attenzione cala veramente sottozero e il lettore si ritrova distratto e anche un po’ confuso. Se si vuole dare un piglio tecnico ad un romanzo o anche semplicemente far comprendere passaggi di un certo tipo all’interno della narrazione, si deve tenere a mente che chi legge non è sempre un perito chimico o un appassionato di culti mesopotamici. Il significato di molti termini potrebbe sfuggire e il senso della frase perdersi, sortendo così l’effetto opposto a quello desiderato dallo scrittore.
Dicevamo, se scrivere è una questione di scelte – come dice Calvino riguardo l’Incipit di un romanzo, Il principio dell’iceberg, in questo senso, è un po’ l’altra medaglia dell’infodump, ovvero, si mette nell’opera narrativa tutto quello che sappiamo, senza effettuare nessuna selezione, nessuna scelta.
E forse anche la letteratura ci può insegnare qualcosa nella vita, e farci capire quanto sia importante il potere delle nostre scelte.