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Se ti piacciono film o romanzi thriller e polizieschi o vuoi scoprire come scrivere un giallo, forse può esserti utile sapere cos’è l’aringa rossa. Magari l’hai già incontrata, sia nella letteratura di genere che nel cinema, in giochi d’avventura e puzzle.
Direttamente dalle fallacie informali della retorica, l’aringa rossa è una tecnica narrativa che prende il nome da una pratica tipica della cultura anglosassone, la red herring. Questa ha a che vedere, come fa capire il suo nome, con le aringhe affumicate.
Durante le campagne di caccia alla volpe, si utilizzava l’odore penetrante del pesce per distrarre i cani da fiuto degli avversari, in modo che confondessero le piste olfattive lasciate dagli animali braccati. Così, i cagnoni perdevano il percorso seguito e sviavano in strade sbagliate.
Che cos’è l’aringa rossa?
L’aringa rossa non è nient’altro che un depistaggio. Questa fallacia è adoperata per indicare un diversivo, un argomento fuori tema che distrae il pubblico dall’idea originale, inducendolo a trarre conclusioni sbagliate. Ha connessioni con l’ignoratio elenchi, che rientra nelle fallacie di rilevanza, un’ampia sottocategoria delle fallacie informali proprie dei confronti argomentativi. Questa si riferisce dunque all’errore che si compie quando, durante un dibattito, si espone un argomento fuori tema rispetto a quello principale. Tornando all’aringa rossa, è importante conoscerla se ci si chiede come scrivere un libro e non solo. Infatti, si adopera in letteratura, al cinema, in politica e retorica, nella trasmissione di notizie nei media e così via. Applicando questo meccanismo ai romanzi gialli o hard boiled, l’aringa rossa indica un oggetto, una circostanza o un personaggio secondario che non ha utilità nella storia principale raccontata, ma che distrae il lettore dal vero colpevole. Capita spesso, nei romanzi ben orchestrati e ricchi di suspense, di imbattersi in personaggio che pensi sia colpevole, per poi scoprire, in un secondo momento, che non c’entra niente con il terribile omicidio di cui leggi. In altre occasioni è un oggetto che ritieni potrebbe essere fondamentale per lo svolgimento dell’indagine, ma che in realtà non c’entra nulla.
L’aringa rossa in letteratura
Parlando di omicidi, chi potrei citare se non lei, conosciuta come “regina del giallo” o “regina del mistero”, per fare qualche esempio di aringa rossa letteraria? Agatha Christie, nei suoi romanzi, adopera spesso l’aringa rossa per sviare i suoi lettori dalla risoluzione del crimine. Ad esempio, in Poirot a Styles Court, il primo della lunga collezione dei suoi volumi dedicati all’investigatore, il marito dell’assassinata Emily Inglethorp, ricca proprietaria della villa, viene considerato un’omicida in quanto traeva dalla morte della donna grandi benefici. Indovina? Non è lui l’assassino, ma un’aringa rossa bella e buona. Anche Arthur Conan Doyle, nella famosissima serie di libri dedicati al personaggio di Sherlock Holmes, sparge varie aringhe rosse tra le pagine. Tanto per individuarne una, cito Il Mastino dei Baskerville, dove il maggiordomo sembra essere il colpevole (super cliché). Poveri maggiordomi, sono il primato di aringhe rosse, in letteratura. Ancora, il maestro del brivido Edgar Allan Poe semina nei suoi romanzi gotici personaggi ed elementi che convincono il lettore di essere sulla strada giusta nell’individuazione dell’assassino, per poi farlo ritrovare completamente spaesato. Se hai letto il Codice Da Vinci di Dan Brown, avrai sicuramente notato che uno dei personaggi dell’opera ha un nome sospetto: il vescovo Aringarosa. Ti dice niente? È forse l’esempio di falsa pista più telefonato del mondo.
Sei un appassionato di gialli?
L’aringa rossa nel cinema
Nel cinema, Alfred Hitchcock adopera aringhe rosse come se non ci fosse un domani. Hai presente Psycho? Contiene talmente tante aringhe rosse da farti friggere il cervello. La principale è proprio la madre di Norman Bates, rappresentata sempre come distante e misteriosa. Se ricordi la classica scena della doccia, dove una signorina urla schermandosi il viso in preda all’orrore, conosci bene il suono stridente dei violini che accompagnano l’omicidio. Anche il loro stesso utilizzo costituisce un’aringa rossa: l’accorparsi della melodia di più strumenti fa crescere la tensione, come se stesse per arrivare sullo schermo un’importante rivelazione o un colpo di scena. Invece, il più delle volte, i violini sono utilizzati solo per distrarre lo spettatore.
In Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, la figura di Sirius Black, criminale evaso dalla famosa prigione per maghi controllata dai Dissennatori, è ritenuta super negativa da tantissimi personaggi ragionevoli. Sembra essere lui il cattivo della storia, e invece… Ancora, Christopher Nolan riempie di aringhe rosse Inception, in modo che non si possa comprendere se quello che vive il protagonista Cobb sia un sogno o la realtà.
E che dire de Il Sesto Senso? Al termine del film si trova un colpo di scena incredibile, caricato da una falsa pista lunga tutta la pellicola, che ne rende ancor più scioccante il finale.
L’aringa rossa in politica e dibattito
Impiegata nel campo dell’argomentazione e della retorica, l’aringa rossa assume la forma di un errore logico messo in atto quando chi parla cerca di spostare la discussione su un argomento non correlato al discorso, magari per correre al riparo se si trova privo di risposte con cui controbattere. In questo modo, infatti, distoglie l’attenzione dal problema rilevante, introducendo nel dibattito una questione più leggera da trattare. Guardando all’attualità, si possono scovare innumerevoli esempi di aringa rossa nelle affermazioni di Donald Trump, ogni volta che gli viene posta un’accusa. Invece di trovare argomenti validi per rispondere ai suoi oppositori, durante le elezioni e non, l’ex presidente degli Stati Uniti d’America ritiene quella dell’attacco la miglior difesa. Nelle sue dichiarazioni alla stampa, per sviare l’attenzione dalle sue svariate ed evidenti mosse false, sposta il focus sui presunti errori di rivali come Joe Biden, Hillary Clinton o Barack Obama. Ad esempio, accusa il primo di corruzione, mentre la seconda di aver messo a tacere testimonianze importanti legate ad alcune accuse mosse contro suo marito. Nei confronti di Obama, invece, ha detto di tutto e di più, non fornendo alcuna prova a sostegno delle sue affermazioni. Nei momenti in cui Trump scioglie la lingua e spara a zero sui concorrenti, il più delle volte reagisce per allontanare da sé il pericolo di una conversazione problematica, che lo metterebbe in cattiva luce. Quanti altri politici italiani hai visto farlo? Io, un sacco.
Pesci più piccoli: altri tipi di fallacie
L’aringa rossa non è l’unica tecnica che trae in inganno schiere di lettori ignari o ascoltatori poco attenti. Le fallacie logiche sono moltissime e, in alcuni casi, vengono riprese dagli scrittori che, con abilità e malizia, le disseminano nelle loro storie. Non solo se ne servono autori famosi, ma anche le persone con cui si viene a contatto giornalmente e con cui si hanno discussioni!
Vediamo insieme alcune di queste fallacie.
- Fallacia dell’uomo di paglia o “argomento fantoccio”: questa fallacia nasce dalla distorsione di un argomento, dalla manipolazione di un’informazione. Consiste nell’andare contro a una certa tesi mettendola a paragone con una irragionevole e priva di logica, generata esasperando quella di partenza e confezionandone una che è facile confutare. Facile, come dice il nome, proprio come far prendere fuoco a un fantoccio di paglia.
Esempio:
X: Non credo che diventerò mai vegetariano.
Y (che sostiene che X stia sbagliando): Avete visto? X ha detto che è contento se gli animali vengono maltrattati!
- Fallacia della supplica speciale: questa fallacia logica la usano sempre gli assassini quando, ormai scoperti, modificano la loro tesi iniziale (o testimonianza) così da tentare di farla franca. La supplica speciale si realizza quando la propria argomentazione è stata sconfitta e si cerca di avere ragione, cambiando quel che si è detto oppure nominando improbabili eccezioni alla regola.
Esempio: immaginate questo medium che vanta capacità straordinarie. La signora Carmela si reca da lui e gli domanda, dietro lauto compenso, se riesce a entrare in contatto con suo marito Alfonso, che è defunto. Il medium, dopo una preparazione necessaria a fare scena e messosi di fronte alla donna, proclama: «Sì, ecco! Vedo un uomo con capelli castani e sguardo gentile, che mi fissa dritto negli occhi e mi tende la mano!» Al che, la signora Carmela obietta: «Ma…ma Alfonso era cieco! Come fa a…» E subito il medium si ricompone, esclamando: «Infatti, volevo dire che non sta guardando me, ma si protende verso di lei! La percepisce!»
- La fallacia del carro del vincitore: sicuramente non è la prima volta che ti scontri con questo tipo di fallacia. Quella del carro del vincitore si verifica quando una certa cosa viene ritenuta valida da chi parla solo perché “lo dicono tutti”. Un’argomentazione del genere non ha alcun valore probatorio. Tuttavia, si è portati a credere il contrario e a validare una simile tesi in più occasioni.
Esempio: se, selezionato insieme a un gruppo di altre venti persone, ti proponessi un questionario e in questo ci sia la domanda: “È vero che Sherlock Holmes, di fronte alle speculazioni del suo aiutante, Watson, a volte gli risponde: «Elementare, Watson»?”, cosa mi risponderesti? Metti che tutti gli altri dicano, come è risaputo, che la risposta è giusta. Quasi sicuramente affermeresti anche tu che sì, è vero. D’altronde lo hai sempre sentito dire, e lo sostengono anche tutti gli altri, no?Eppure, nonostante si senta dire in praticamente tutti i prodotti audiovisivi nei quali appare questo personaggio e con l’avvallo dei tuoi compagni, Sherlock non ha mai pronunciato, almeno nei libri, la celebre frase: «Elementare, Watson».
Dunque, il linguaggio è estremamente manipolabile e non sempre si è in grado di cogliere tutte le sfumature che ci sono in un dialogo. Lo stesso vale nei discorsi fittizi, quelli che si trovano nei libri o che udiamo seduti sul divano alla nostra tv o, ancora, al cinema.
Può essere divertente, soprattutto basandosi su romanzi e serie tv, film e racconti, individuare le fallacie logiche. Adesso che sei arrivato fin qui, sicuramente sarai un esperto di aringhe rosse.
Ti ci sei mai imbattuto? Quali sono le aringhe rosse più belle che hai scovato? Personalmente, mi piace molto quella adoperata nel film Saw, quando viene fuori che il killer è… Scherzavo, niente spoiler!