Il suono della parole distrae

Mi capita a volte di leggere alcuni racconti degli studenti del nostro corso di scrittura creativa online, e di non capire bene quale sia il tema del racconto, quello che McKee  in “Story” chiama l’idea di controllo.

Capire quale sia l’idea di controllo, il nucleo della storia, è importante per, in fase di editing, revisione e riscrittura, andare a eliminare tutti gli elementi che non sono coerenti o così importanti,  e inserirne di più precisi e attinenti. In questo modo renderai il tuo racconto o romanzo più centrato.

Ricordiamoci che il linguaggio è il mezzo, e non il fine, per dare espressione alle nostre idee.  Potremmo raccontare la stessa storia con un fumetto, e allora dovremmo rinunciare a tutti quei ricami, descrizioni e aggettivi che tanto sembrano suonar bene alle nostre orecchie.

Come scrivere un romanzo che abbia una struttura solida e coerente?

A questo proposito ci può tornare utile la PIRAMIDE NARRATIVA

La piramide va intesa non nel senso che gli elementi che stanno in cima sono meno importanti di quelli nella parte bassa,  ma nel senso che è inutile lavorare sugli elementi che stanno in alto se prima non ci assicuriamo di aver consolidato i blocchi bassi.

La piramide narrativa nel dettaglio.

  • Significato, Senso, Chiarezza

È chiaro quello che vuoi esprimere? Non parlo della morale, ma il tema, il nucleo principale della storia.

Quando scrivi un racconto o un romanzo, ti consiglio di tenere sempre un file separato o un bloc-notes in cui, tramite semplici elenchi puntati e numerati (bullet points), schemi o timeline, fai l’elenco dei fatti, concatenati in sequenze di causa-effetto. Prova, in caso, a leggere il tuo schema narrativo a qualcuno di tua fiducia. Ha senso? Si capisce dove vuoi arrivare? È chiara la Domanda drammaturgica principale? (a cui, ti ricordo, si risponde solo con un sì o con un no).

Il nucleo della storia è un po’ come ascoltare una bella canzone in versione acustica.

  • Evocazione dei sensi

Si sollecitano i sensi attraverso l’uso di un linguaggio evocativo, concreto e sensuale. Dobbiamo evitare le espressioni astratte, i termini generici quali dolore, gioia, felicità. Dobbiamo prediligere parole che parlino ai nostri sensi. Ricordiamoci di usare, oltre la vista, anche udito, tatto, olfatto e gusto.

Quando siamo tristi, lo siamo in un modo specifico e il nostro corpo reagisce in un modo preciso: il nostro stomaco brontola, la nostra pelle si accappona, i nostri occhi scansionano il mondo percependolo con colori più brillanti o in bianco e nero.

  • Atmosfera, Voce narrante, Connotazione

La voce narrante, lo stile, un linguaggio connotativo e l’atmosfera sono componenti fondamentali per lasciare sul lettore un’impressione, qualcosa che non evapori immediatamente una volta finita la lettura del libro. Cosa sarebbero i racconti horror e gotici di Poe senza le sue atmosfere lugubri? O, all’opposto, Il diario di Bridget Jones o Il giovane Holden senza la loro voce narrante scanzonata e irriverente? Non dobbiamo per forza colpire il lettore con un linguaggio forbito e ricercato. Se la vostra protagonista è una millenial che sta ricercando la sua strada per il mondo, non parlerà come un’anziana e cinica professoressa di lettere.

COSE DA EVITARE

Bere più di quattordici alcolici la settimana. Fumare. Buttar via i soldi per: impastatrici, gelatiere o altri marchingegni da cucina che non userò mai; libri di autori illeggibili da mettere in libreria per fare scena; biancheria sexy, inutile in quanto sfidanzata. Comportarsi in modo sciatto in casa: fingere sempre che qualcuno ti stia osservando. Spendere più di quel che guadagno.

  • Sottotesto

Le cose non sono mai come appaiono. Un dialogo non è mai una chiacchierata, la narrativa deve sempre scavare oltre le apparenze, altrimenti finiamo per scrivere un verbale o un saggio. Il sottotesto è tutto il non detto, il non espresso, le parole lette fra le righe; indica il contenuto profondo di un prodotto artistico, i significati e le sensazioni che emergono oltre la superficie. Il sottotesto, in un romanzo o racconto, emerge soprattutto (ma non solo) nei dialoghi.  I buoni dialoghi ci danno la sensazione di intuizioni profonde, quasi potessimo leggere nella mente di un personaggio.

  • Le Metafore

La metafora, e in generale tutte le figure retoriche, sono accostamenti originali che lo scrittore ha trovato tra due elementi, uno letterale e uno figurato. Questa connessione, questo ponte, deve avere due caratteristiche principali: deve essere originale e sorprendere il lettore. Usare metafore già utilizzate da altri scrittori (un silenzio assordante), vuol dire avvalersi di cliché, essere una pecora nel gregge, una persona che è più interessata a mostrare il suo nozionismo che non la sua visione unica del mondo.

Pascoli scrive:

Anche un uomo tornava al suo nido.

Uno scrittore stanco ripeterebbe, all’interno della sua opera narrativa, la parola nido, pensando di essere poetico. Ma in questo caso copierebbe semplicemente l’associazione che il poeta vide tra la sua dimora e quella di un volatile.

Pensa, allora, a cosa vuol dire casa per te. Solo così puoi passare dal personale all’universale, dal particolare all’archetipo. Condividi il Tweet
  • Abbellimenti, descrizioni liriche

E infine, certo: abbiamo deciso di scrivere un romanzo, e non scattare una fotografia, scrivere una sceneggiatura o dipingere un quadro. Ogni genere artistico si esprime attraverso  la sua poetica. La letteratura, tramite le parole, ci può portare a vette altissime e innalzare la nostra anima.

“Preferisco una sconfitta consapevole della bellezza dei fiori, piuttosto che una vittoria in mezzo ai deserti, una vittoria colma della cecità dell’anima, di fronte alla sua nullità separata”. Pessoa

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