Origine e significato

Epifania è un termine greco che significa  manifestazione  (ἐπιϕάνεια, «manifestazione»). Era  usato in senso religioso per indicare, da parte dei Greci, l’azione di una divinità che si manifestava attraverso un segno, come una visione, un sogno, un miracolo, etc…

Nel Cristianesimo, il termine passa a indicare la festa che commemora le manifestazioni divine di Gesù Cristo: il battesimo di Gesù nel Giordano, l’adorazione da parte dei Magi e il primo miracolo a Cana.

In realtà, il mondo Orientale considera epifania il battesimo con l’intervento di Dio Padre, mentre quello Occidentale la festa per la venuta e l’adorazione dei Magi.

L’epifania secondo James Joyce

gente di dublino

gente di dublino

James  Joyce introduce il concetto di epifania nel libro Gente di Dublino: una raccolta di quindici novelle pubblicata nel 1906 sul settimanale The Irish Homestead.

I personaggi sono rappresentati con tutto il loro mondo interiore, ben caratterizzati nel loro contesto specifico quotidiano dublinese.

Al contrario di quanto scrivono molti blogger, l’epifania non si esprime attraverso il flusso di coscienza. Difatti, parliamo di un’altra tecnica narrativa.

Per lo scrittore irlandese, un’epifania è un’improvvisa rivelazione spirituale, causata da un gesto, un oggetto, una situazione quotidiani, che sembrano apparentemente banali, ma che svelano qualcosa di più profondo, di più significativo e inaspettato.

Si tratta di un’illuminazione improvvisa, quasi a rivelare qualcosa di ignoto o di mistico.

Potremmo vivere questa esperienza quando, forse in uno stato di apparente trance o rilassamento, cogliamo un collegamento profondo e inaspettato tra due cose apparentemente distanti, tra un elemento materiale e uno spirituale, tra uno triviale e uno profondo.

Un cane che ulula e che dà voce al nostro dolore, oppure «il cavolo che cominciava a depositare un grasso freddo e biancastro», proprio come la coscienza in decomposizione dell’eroe joyciano.

Sono proprio i dettagli materiali, a cui Joyce è sempre molto attento, ad acquistare una risonanza simbolica.

Insomma, è nel quotidiano che si manifesta il divino, Condividi il Tweet e noi scrittori dovremmo tentare di cogliere queste rivelazioni, questi piccoli miracoli o intuizioni, prima che si dissolvano nell’aria. Anche perché, forse, è proprio questo il motivo per cui vale la pena di scrivere una novella, un racconto o un romanzo, non di certo per l’aspetto cronachistico della storia. Scrivere è tentare di andare oltre l’apparenza delle cose, cercando collegamenti tra mondi opposti, il macro e micro, l’impalpabile e il concreto.

Possiamo anche definire l’epifania come un punto di non-ritorno, dopo il quale il soggetto non vede più le cose con gli occhi di prima.

Esempio di epifania

La ragazzina, aggrappata con una mano alla sottana della donna, si spinge avanti. La sua faccia è una faccia di pesce, scolorita, cogli occhi obliqui; la faccia della donna è piccola e quadrata, la faccia di una che tira sul prezzo. La ragazzina, storcendo la bocca, alza gli occhi verso la donna per vedere se è il momento di piangere; la donna, rassettandosi un cappelluccio schiacciato, si affretta verso la cappella del cimitero.

In questo bellissimo estratto, oltre alla scelta attentissima delle parole con cui Joyce descrive i due personaggi (una scelta che rivela molto dell’osservatore), l’intuizione a mio avviso risiede proprio in questa frase:

“La ragazzina, storcendo la bocca, alza gli occhi verso la donna per vedere se è il momento di piangere.”

Questo esprime molti concetti condensati in una sola frase: che la situazione drammatica è solo per la mamma, e non per la ragazzina, che nonostante sia giovane, sa che bisogna attenersi a delle convenzioni sociali, che entrambe hanno fretta, come tutti, nel chiudere un capitolo che si chiama morte.

James Joyce
Joyce è stato uno dei più importanti esponenti del modernismo che ha innescato una rivoluzione nella letteratura del XX secolo, grazie ad una serie di sperimentazioni linguistiche. Flusso di coscienza, flashback, flash-forward, punteggiatura assente, citazioni non dichiarate, trame non lineari sono state tra le tecniche narrative che volevano rompere con lo stile letterario dell’ottocento.
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