L’inserimento di dettagli apparentemente inutili e secondari in un testo narrativo, potrebbe tornarci utile per due motivi:
- provocare un effetto di straniamento
- evitare cliché e stereotipi
Ecco tre esempi per scrivere un libro che risulti originale e che sorprenda il lettore.
- Lo straniero, Albert Camus
In quel momento, alle mie spalle, è entrato il portinaio. Doveva aver fatto una corsa. Mi ha detto balbettando un po’: «L’hanno coperta, ma devo svitare la cassa perché voi possiate vederla». Si stava avvicinando alla cassa, ma l’ho fermato. Mi ha detto: «Non volete?». Ho risposto: «No». Si è interrotto e io ero imbarazzato perché sentivo che non avrei dovuto dirlo. Dopo un momento mi ha guardato e mi ha chiesto: «Perché», ma senza accento di rimprovero, come se volesse informarsi. Gli ho detto: «Non so». Allora, attorcigliandosi i baffi bianchi, ha dichiarato senza guardarmi: «Capisco». Aveva due begli occhi azzurri e la faccia un po’ rossa.
Ci sono molto elementi che possono provocare un effetto di straniamento per il lettore. Uno fra tutti è l’attenzione che il narratore pone al fatto che il portinaio avesse due begli occhi azzurri: non solo lo nota, ma si sofferma a commentare il fatto, quando noi ci aspetteremmo una reazione ben diversa. È questa “freddezza” a farci stare sull’attenti, a farci pensare “c’è qualcosa che non va in quest’uomo”.
Non a caso, il mondo di Camus è costellato di personaggi che si comportano in maniera apatica e indifferente (estranea) di fronte ai drammi personali.
Da quando Heidi se n’è andata, ancora non si è abituato alla vastità del letto. 01:01. Vede spazio vuoto dappertutto, sul comodino il fermaglio per capelli che non c’è più, i maglioni nei primi due cassetti di cui è rimasto solo l’odore di lavanda, nel bagno lo spettro del ripiano di marmo nudo, svuotato, sventrato di tutti gli accessori – trucchi spazzole profumi – che le appartenevano. Si alza, cammina come un sonnambulo lungo la stanza, scende le scale, entra in soggiorno, va in cucina. Apre il frigorifero: ci sono una scatoletta di tonno e una bottiglia di vodka. È aperta ma quasi piena, ne tira un sorso. Appiccica la fronte alla ragnatela di ghiaccio sulla portafinestra. Potesse arpionare quella sfera bianca e gettarla nel mare, quella maledettissima luna che non lo fa dormire.
Cosa ci fa soffrire di più quando tronchiamo una storia d’amore? L’abitudine che viene meno a tutta una serie di attività condivise, la mancanza – e il relativo ricordo – degli oggetti dell’altra persona che erano diventati parte della nostra intimità e quotidianità. Ecco che allora, invece di scomodare definizioni teoriche di sentimenti, possiamo andare a riportare la concretezza di quei dettagli che ci mancano.
Anche qui, il dramma per la morte del figlio si esprime attraverso la compostezza del padre e della sorella. Ma sono proprio i dettagli impietosi dei necrofori che sigillano la bara e il rumore dell’avvitatore elettrico che ci lasciano sgomenti. È proprio il soffermarsi sull’aspetto concreto e materiale del mestiere a farci provare delle sensazioni crude e inaspettate.