Una delle ingenuità che uno scrittore esordiente può compiere nella scrittura di un romanzo o di racconto è quello di cadere nella banalità, di cedere a facili sentimentalismi e rimanere sempre a un livello teorico e scontato di descrizioni di sentimenti e stati d’animo.

L’inserimento di dettagli apparentemente inutili e secondari in un testo narrativo, potrebbe tornarci utile per due motivi:

  • provocare un effetto di straniamento
  • evitare cliché e stereotipi

Ecco tre esempi per scrivere un libro che risulti originale e che sorprenda il lettore.

  1. Lo straniero, Albert Camus

Lo straniero Camus

In quel momento, alle mie spalle, è entrato il portinaio. Doveva aver fatto una corsa. Mi ha detto balbettando un po’: «L’hanno coperta, ma devo svitare la cassa perché voi possiate vederla». Si stava avvicinando alla cassa, ma l’ho fermato. Mi ha detto: «Non volete?». Ho risposto: «No». Si è interrotto e io ero imbarazzato perché sentivo che non avrei dovuto dirlo. Dopo un momento mi ha guardato e mi ha chiesto: «Perché», ma senza accento di rimprovero, come se volesse informarsi. Gli ho detto: «Non so». Allora, attorcigliandosi i baffi bianchi, ha dichiarato senza guardarmi: «Capisco». Aveva due begli occhi azzurri e la faccia un po’ rossa.

Ci sono molto elementi che possono provocare un effetto di straniamento per il lettore. Uno fra tutti è l’attenzione che il narratore pone al fatto che il portinaio avesse due begli occhi azzurri: non solo lo nota, ma si sofferma a commentare il fatto, quando noi ci aspetteremmo una reazione ben diversa. È questa “freddezza” a farci stare sull’attenti, a farci pensare “c’è qualcosa che non va in quest’uomo”.
Non a caso, il mondo di Camus è costellato di personaggi che si comportano in maniera apatica e indifferente (estranea) di fronte ai drammi personali.

 

2. L’una di Ferragosto, Michele Renzullo

L'una di Ferragosto

Da quando Heidi se n’è andata, ancora non si è abituato alla vastità del letto. 01:01. Vede spazio vuoto dappertutto, sul comodino il fermaglio per capelli che non c’è più, i maglioni nei primi due cassetti di cui è rimasto solo l’odore di lavanda, nel bagno lo spettro del ripiano di marmo nudo, svuotato, sventrato di tutti gli accessori – trucchi spazzole profumi – che le appartenevano. Si alza, cammina come un sonnambulo lungo la stanza, scende le scale, entra in soggiorno, va in cucina. Apre il frigorifero: ci sono una scatoletta di tonno e una bottiglia di vodka. È aperta ma quasi piena, ne tira un sorso. Appiccica la fronte alla ragnatela di ghiaccio sulla portafinestra. Potesse arpionare quella sfera bianca e gettarla nel mare, quella maledettissima luna che non lo fa dormire.

Cosa ci fa soffrire di più quando tronchiamo una storia d’amore? L’abitudine che viene meno a tutta una serie di attività condivise, la mancanza – e il relativo ricordo – degli oggetti dell’altra persona che erano diventati parte della nostra intimità e quotidianità. Ecco che allora, invece di scomodare definizioni teoriche di sentimenti, possiamo andare a riportare la concretezza di quei dettagli che ci mancano.

3. La stanza del figlio, Nanni Moretti

Anche qui, il dramma per la morte del figlio si esprime attraverso la compostezza del padre e della sorella. Ma sono proprio i dettagli impietosi dei necrofori che sigillano la bara e il rumore dell’avvitatore elettrico che ci lasciano sgomenti. È proprio il soffermarsi sull’aspetto concreto e materiale del mestiere a farci provare delle sensazioni crude e inaspettate.

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