SCRITTURA E NARRATIVA
COSA TROVERI IN QUESTO ARTICOLO
La scrittura è sia un atto manuale – artigianale – che un atto creativo e lo scrittore, così come l’artigiano, deve essere un abile conoscitore del suo mestiere.
Ma cos’è la scrittura creativa?
Lo scrittore creativo, a differenza del bottegaio, oltre a preoccuparsi di apprendere le tecniche narrative per meglio svolgere il suo lavoro, dovrà possedere quel quid in più, quell’elemento imponderabile che potremmo chiamare genio o talento necessario affinché il suo manoscritto possa essere considerato un’opera letteraria.
C’è chi scrive perché vuole educare, chi per fornire una documentazione, lanciare un messaggio, informare o dissuadere. E c’è chi scrive per raccontare una storia. In questo articolo e, in generale, nel nostro corso di scrittura creativa online, ci occuperemo di questo aspetto.
LA SCRITTURA CREATIVA: COS’È?

Cos’è la scrittura creativa
La scrittura creativa è quella particolare forma di scrittura che va al di là della scrittura tecnico-professionale e che coinvolge tutta la dinamica del pensiero. La scrittura creativa – in particolare la narrativa – include la scrittura di romanzi, di racconti, novelle, di fiabe e favole e non ha nessuna utilità pratica. Lo scrivere artistico è soprattutto una dimensione dell’essere, è espressione del sé: lo scrittore, nel momento in cui inventa storie, personaggi e crea mondi, mette sempre una parte del proprio mondo interiore. E perché no, lo scrittore creativo scrive spesso anche per ricercarsi, per colmare delle lacune esistenziali, per scoprire a che punto è arrivato nella parabola del viaggio dell’eroe.
Come la bellezza è negli occhi di chi guarda, la narrativa è presente nello sguardo di chi percepisce la realtà in modo non passivo, originale, e la vuole rielaborare secondo la propria sensibilità. Cosa mi comunica la tal cosa? L’arcobaleno, la pioggia, l’accento della panettiera, lo sguardo di mia madre?
Scriviamo per indagare ed esplorare la nostra creatività, la nostra emotività, il nostro talento e la nostra unica visione del mondo.
Scrivere è una scoperta. Lavorando su un racconto o un romanzo, possiamo scoprire che la storia che volevamo raccontare davvero non era affatto quella che credevamo. Capita spessissimo che si parte con una trama in testa e poi la storia vira in tutt’altra direzione, lasciando emergere il tema vero della storia.
Lo scrittore creativo evoca immagini, odori, sapori, pensieri, parole, stimola i sensi del lettore, cerca di coinvolgerlo nella storia e soprattutto cerca di riuscire nell’arduo compito di tenere alta la sospensione della sua incredulità fino alla fine della storia stessa.
Chi scrive un’opera narrativa deve avere quindi il potere di creare ex novo intere realtà, stati d’animo, sentimenti, quasi come fosse un mago. Le sue parole saranno in grado di evocare immagini mentali e fare incursione nella fantasia di chi legge.
MA COME POSSIAMO MIGLIORARE LA SCRITTURA NARRATIVA?
Per migliorare la scrittura di romanzi e racconti bisogna avere costanza, scrivere regolarmente, leggere moltissimo, conoscere e studiare le tecniche narrative, smontare e rimontare testi di altri scrittori, capire cosa ci colpisce e perché ci piace o non ci convince.
Ci sono in circolazione molti validi libri di scrittura creativa. Se vuoi approfondire qui trovi una lista ragionata dei
MIGLIORI MANUALI DI SCRITTURA CREATIVA
Certo non dovete leggerli tutti e, in ogni caso, ricordate che la pratica è molto più importante della teoria.
Un’altra possibilità, a volte controversa, è quella di iscriversi ad una scuola di scrittura, che in molti casi rappresenta un vero e proprio laboratorio di scrittura creativa, dove lo scrittore emergente può far pratica, confrontandosi con altri studenti e con il docente.
Dicevo controversa perché qualcuno afferma che i corsi di scrittura creativa siano inutili. Di certo non possono infondere il genio, l’istinto o anche la determinazione a scrivere. Ma sicuramente rappresentano una scorciatoia per migliorare il proprio stile di scrittura e affinare le tecniche narrative.
I miei personali consigli a un aspirante scrittore:
- Leggere molto
- Non mettersi in cattedra
- Avere coraggio
- Contaminare la trama con componenti di fiction
- Imparare la tecnica e poi dimenticarla in fase di scrittura (non di revisione)
- Scrivere in modo costante
COSA SI IMPARA AD UN CORSO DI SCRITTURA CREATIVA?
Se vi state domandando se frequentare un corso di scrittura creativa possa servire o meno, si potrebbe rispondere in mille modi diversi. Di certo frequentare una classe, in aula o online, può servire a farvi superare il blocco dello scrittore, a farvi sviluppare un senso critico ed estetico, ad allenare la fantasia, ritrovare l’ispirazione, ricevere feedback dagli altri studenti o dal tutor, ma soprattutto riflettere sulle tecniche di scrittura.
Certo talento e creatività sono indispensabili, ma vi basti pensare che scrittori come Jack Kerouac, Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Raymond Carver, Oates, Kazuo Ishiguro, Ian McEwan e tanti altri sono usciti da una scuola di creative writing.
Tutti gli scrittori emergenti che non stanno pensando in questo momento né di comprare uno dei manuali citati, né di frequentare una scuola di scrittura creativa, qui di seguito possono trovare una serie di consigli per scrittori esordienti su come migliorare la scrittura nello scrivere un romanzo.
Certo, se vuoi sperare nella pubblicazione del tuo libro, ti consiglio di impegnarti seriamente in questo percorso
di scrittura, riscrittura, cancellazioni, revisioni e passate di editing.
L’utilizzo delle parole
Dato per assodato l’arduo compito dello scrittore creativo, sarà necessaria una sua precisa conoscenza del linguaggio e dei suoi meccanismi.
Nella cernita delle parole da usare, lo scrittore dovrà tenere conto di tutti i possibili significati di queste, che vanno al di là del semplice senso di base.
Ciascuna parola è inserita in un contesto linguistico diverso che, insieme al suo valore espressivo, sarà fondamentale nelle scelte da parte dello scrittore creativo, il quale usa le parole più “per mostrare ed evocare” che “per informare”.
Dobbiamo evitare i termini generici e astratti, ed esprimere i nostri sentimenti e le nostre sensazioni tramite immagini.
In poche parole, dobbiamo ricorrere ad un linguaggio connotativo usando, in modo originale
e personale, tropi e figure retoriche.
Un esempio?
Un bravo scrittore non dice “Lucia era triste”, ma mostra al lettore un’azione contestualizzata.
Qui puoi vedere un esempio tratto dai nostri esercizi di scrittura creativa:
Il tema
Presi dall’entusiasmo per l’argomento, siamo passati a parlare subito delle parole, senza avere fatto prima luce su un altro concetto fondamentale:
Perché si scrive?
Lo scrittore R. Carver sapientemente rispondeva:
“Si scrive perché si ha qualcosa da dire”.
E cosa ci spinge a scrivere una determinata storia?
Il tema. Anche se non lo conosciamo fin dall’inizio.
Il tema risponde alla domanda: di cosa parla questa storia?
Il tema non è la trama della storia, ma il suo contenitore. Se la trama è cosa succede nel racconto, il tema è il senso che sta alla base della storia. Possiamo parlare di un pescecane che mangia un bambino e riferirci all’avidità della gente. Uno scrittore non deve risolvere un problema, ma solo parlarne. In questo senso il tema non è la morale o il messaggio o un trattato accademico, ma l’idea che riassume la storia.
Il tema de Il grande Gatsby, ad esempio, è la corruzione del sogno americano.
La trama
La trama è semplicemente l’andamento della storia: è quell’espediente usato dal narratore per generare e gestire la tensione del lettore.
Per avere una trama è importante costruire la cosiddetta fabula, ovvero una successione di eventi messi in ordine di tempo senza preoccuparsi della tensione narrativa.
Ulteriore punto di riferimento per la trama sarà la domanda drammaturgica principale, la quale scaturisce
dalla combinazione di vari elementi :
- il protagonista;
- il suo obiettivo;
- la situazione;
- l’ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo;
- un disastro, ovvero la costruzione del climax.
Un possibile schema per una trama potrà essere:
Lo scrittore dovrà ben dosare le informazioni da trasmettere al lettore durante la narrazione, deve tenere sospesa la sua incredulità fino alla fine, non deve dire tutto e subito ed è per questo motivo che dovrà ben conoscere la struttura della sua storia.
La struttura della storia
La struttura e la trama sono diverse: mentre la trama, come abbiamo visto, è l’andamento della nostra storia, la struttura è una sorta di scheletro, di ossatura su cui andremo a costruire la nostra storia.
Per aiutarti a costruire una struttura solida del tuo romanzo può esserti utile conoscere la piramide narrativa.
Ma facciamo un piccolo passo indietro e ricordiamo come, una volta scelta la causa che fa muovere i nostri personaggi,
partirà l’azione il cui sviluppo darà luogo all’intreccio. Il tutto dovrà perentoriamente seguire la catena delle relazioni CAUSA-EFFETTO.
Gli elementi fondamentali della storia sono:
- il personaggio;
- la situazione;
- l’obiettivo;
- l’opponente (chiamato anche ostacolo o antagonista);
- il disastro (da cui deriva la tensione);
Una volta ottenuta questa coppia di proposizioni, struttureremo la nostra storia in:
- una parte iniziale o incipit;
- una parte centrale detta “sviluppo della storia”;
- il climax;
- una parte finale detta anche conclusione o scioglimento.
La parte iniziale e la parte finale devono coprire all’incirca un quinto della storia ciascuna, mentre i restanti tre quinti devono essere ricoperti dalla parte centrale e dal climax.
- una parte iniziale o incipit;
- una parte centrale detta “sviluppo della storia”;
- il climax
- una parte finale detta anche conclusione o scioglimento.
L’incipit
La parte iniziale o “incipit” sarà fondamentale. Dovrà conquistare l’attenzione del lettore, dovrà avvincere e convincere, innescando nel lettore delle aspettative.
Si distinguono in narrativa più tipologie di incipit:
- incipit classico: (quello in cui l’autore racconta gli eventi in ordine cronologico;
- incipit in medias res: (ovvero nel mezzo della storia, quando il punto di svolta è già avvenuto): un esempio famoso ne è la Metamorfosi di Kafka.
- incipit descrittivo: (si incomincia con la descrizione dei luoghi dove si svolgerà la storia o del personaggio principale);
- narrazione a posteriori: ( ovvero dopo che i fatti sono già avvenuti);
- incipit dialogico: ovvero l’autore inizia il romanzo parlando di qualcosa e quel qualcosa deve essere attinente alla storia ma non deve essere la storia stessa;
- incipit immediato: tipo di ingresso traumatico, immediato senza premesse di alcuni fatti e azioni;
L’autore dovrà tenere presente che all’inizio si devono creare le aspettative per far proseguire nella lettura. Dovrà quindi fornire un minimo di indicazioni per far capire al lettore con chi avrà a che fare, ma dovrà essere rapido nelle sue descrizioni, non esagerare con gli orpelli, dovrà mettere ciò che serve per far entrare già in pieno il lettore in una situazione che coinvolge il protagonista, facendolo entrare subito nel vivo dell’azione. L’inizio della storia terminerà nel momento in cui il protagonista decide di agire in seguito al cambiamento avvenuto.
Approfondisci l’argomento: come si scrive un incipit
La parte centrale o “sviluppo” è il cuore pulsante della nostra storia ed è costituita dall’alternarsi:
- delle scene (la scena è l’unità di base del conflitto);
- e dei sequel (raccordo tra due scene e non contiene conflitti).
Pinocchio si presta bene per qualche esempio: vedi la scena dell’incontro con il gatto e la volpe o la scena del grillo parlante.
Il conflitto
Il conflitto è essenziale in ogni storia, permette alla storia stessa di funzionare; è risaputo come il conflitto possa essere esteriore o intrapsichico.
Identifichiamo tre diverse componenti del conflitto:
- la prima è costituita dal personaggio principale (il protagonista);
- la seconda è costituita da un desiderio che costringe il nostro personaggio a lottare, ad attivarsi per il proprio obiettivo,
- la terza è costituita dall’ostacolo che si frappone tra il desiderio e il personaggio, impedendo la semplice realizzazione del desiderio.
Nella parte centrale si sviluppano quindi e si approfondiscono i conflitti che a loro volta genereranno nuovi eventi.
Il conlitto può comprendere tre diversi nuclei:
Alla parte centrale segue il climax, ovvero il punto di massima tensione, il momento culminante della narrazione che dà la svolta alla storia stessa.
Il finale
Infine avremo il finale o scioglimento che, come le altre parti, avrà la sua grande importanza: nel finale si concentrano tutte le aspettative del lettore.
Vai qui se vuoi approfondire come si scrive il finale di un romanzo.
Il finale deve rispecchiare l’atmosfera dell’opera, il suo scopo sarà il dènoument (lo scioglimento) di tutti i nodi aperti della storia.
Il finale, che deve essere rigorosamente logico, coerente e non prevedibile, deve soddisfare il lettore, il quale potrà ritenersi soddisfatto solo quando la tensione accumulata e l’incredulità in sospeso verranno meno attraverso la risoluzione di tutti gli interrogativi posti all’inizio e al centro.
Nel finale rientra tutto ciò che accade dopo il climax. Esso è la conclusione di un percorso e non deve essere anticipato, il lettore che ormai si è affezionato al personaggio, ne deve sentire la necessità, il desiderio.
Il finale deve contenere una dose di sorpresa ma allo stesso tempo non deve spiazzare troppo il lettore, in poche parole, deve essere credibile.
Se ne distinguono tre tipologie:
- finale classico come conclusione di un percorso;
- finale aperto;
- finale a sorpresa (ma non troppa come abbiamo già detto).
Lungi dal voler essere una guida esaustiva per chi vuol diventare uno scrittore, spero che questo articolo abbia fatto un po’ di chiarezza sul mondo della scrittura creativa.
