L’editing e la revisione di un libro
COSA TROVERI IN QUESTO ARTICOLO
- L’editing e la revisione di un libro
- Consigli pratici per editare e revisionare un libro
- Come affrontare l’editing di un libro
- Editing di un romanzo: l’importanza di andare a ritroso
- SCOPRI IL NOSTRO SERVIZIO DI EDITING
- Correzione di bozze
- Editing e correzione di bozze differenze
- Quanto costa l’editing di un libro?
- SCOPRI IL NOSTRO SERVIZIO DI EDITING
Perché imparare come revisionare ed editare un libro?
Una delle domande che ci si pone spesso è: si può veramente insegnare come scrivere un romanzo? Forse no, forse il talento è una cosa innata, la sensibilità o la si ha o non la si ha, il desiderio di scrivere non si può trasmettere con la motivazione.
Perché?
Perché la motivazione è esterna, mentre il desiderio di esprimere la propria opinione sul mondo è qualcosa che nasce da dentro. Però si può imparare a considerare con occhio critico cosa abbiamo scritto, in altre parole, come scrivere in modo creativo, editare un libro, revisionare e riscrivere un romanzo.
Cancella spesso se vuoi scrivere cose che siano degne d’essere lette. Orazio
La riscrittura e l’editing sono operazioni fondamentali se speri di pubblicare il tuo romanzo.
Consigli pratici per editare e revisionare un libro
- Lasciate decantare il vostro manoscritto dopo la prima stesura. Questo vi permetterà di rileggere il testo con occhi freschi e in modo più obiettivo e razionale. Un familiare vi appare sempre uguale se lo vedete tutti i giorni, ma bastano 3 settimane di vacanza per vederlo cambiato, cresciuto, ingrassato, insomma, diverso.
- Non revisionate quando siete stanchi, perplessi o dubbiosi.
- Se siete in dubbio, conservate le stesure, e quindi salvate le modifiche in un altro documento.
- Non abbiate paura di cancellare interi paragrafi e a riscriverli: a volte le vecchie parole possono bloccare il flusso delle nuove.
- Fate leggere il testo a qualcuno non seguendo la trama (es. in ordine sparso). In questo modo l’attenzione non viene trasportata dal flusso degli eventi e si concentra di più su altri aspetti (e quindi si potranno notare più facilmente errori e refusi).
- Scorrete il testo con il cursore (in questo caso potete notare maggiormente i doppi spazi o la mancanza di spazi).
- Per eliminare gli spazi di troppo utilizzate la funzione cerca e sostituisci di Word: inserite nel cercadue spazi e sostituiteli con uno solo.
- Leggete a voce alta (in questo modo avrete un’idea del ritmo).
- Se è un romanzo o racconto lungo, fate una scaletta in bullet point degli avvenimenti. Questo porta alla luce errori di logica o passaggi inutili.
- Chiedete a qualcuno di leggere il testo ad alta voce (in questo modo la voce del narratore si stacca da voi).
- Cambiate font e dimensione ai caratteri del vostro testo: questo lo renderà meno familiare ai vostri occhi.
- Distinguete i momenti di scrittura e quelli di revisione.

Come affrontare l’editing di un libro
Il romanzo andrebbe affrontato come la preparazione di una torta, ovvero con diversi strati e fasi di lavorazione. Anche in fase di revisione bisogna fare altrettanto, quindi a ogni revisione focalizzati su un solo aspetto. Probabilmente quando scriviamo vogliamo chiarirci le idee, vogliamo esplorare noi stessi e il mondo che ci circonda, quindi raccogliamo materiale in abbondanza che ci serve per raccontare la storia e conoscere meglio i nostri personaggi.
Utilizzando la stessa la metafora culinaria, la prima stesura potrebbe corrispondere a tutti gli ingredienti che uno chef ha di bisogno per preparare un piatto. Ma quando lo serviamo a tavola, di certo non presentiamo il brodo con cui abbiamo preparato il risotto, o l’aglio con cui abbiamo fatto il soffritto.
Tagliare il superfluo è anche un modo per capire meglio il focus, il tema della propria opera. Condividi il TweetLa struttura di un romanzo
Prima di addentrarci in aspetti narrativi quali stile, dialoghi, l’uso di figure retoriche, la prima cosa a cui prestare attenzione
è la struttura dell’opera.
E’ chiara? Coerente? Solida?
Vi sono diverse architetture per scrivere un’opera drammaturgica. Un modello intramontabile è la STRUTTURA IN 3 ATTI di Aristotele.
Un altro strumento che potrebbe tornare utile nella revisione del tuo romanzo è la piramide narrativa.
Distingui i momenti di scrittura e revisione
Ovviamente, per revisionare ed editare un libro ognuno adotta il metodo a sé più congeniale, queste sono delle considerazioni generali. Però, se in fase di scrittura, ci fermiamo a ragionare troppo con la parte razionale del cervello rischiamo di perdere l’ispirazione che è, secondo me, una corrente di idee, pensieri, intuizioni che sono già presenti nell’aria e che noi, come una radio o una ricetrasmittente, possiamo captare. Per poter accogliere questi segnali dobbiamo sintonizzarci con la nostra parte irrazionale, non dominante del cervello e col nostro subconscio.
Hai presente quando guidi per ore su un’autostrada di notte? Non pensi consciamente a premere l’acceleratore, a cambiare marcia e reggere il volante: lo fai e basta. Nel frattempo canti, parli o sei perso nei tuoi pensieri. Ecco, devi ricreare quella sorta di trance quando scrivi.
In che modo?
Innanzitutto non fermandoti a rileggere ogni due righe (sarebbe come fermarsi ogni mezz’ora a un Autogrill).
Elimina tutte le distrazioni, crea l’atmosfera, isolati. Non preoccuparti se stai scrivendo sciocchezze: avrai tutto il tempo per cancellare e revisionare. Ma da una frase apparentemente stupida può germogliare qualcosa di buono. Scrivi e non fermaterti mai, altrimenti soffocherai l’istinto e il fluire delle emozioni e rischierai di cadere nella trappola del blocco dello scrittore.
Se sei stanco, non pensarci più: vai a correre, fai yoga, meditazione, una passeggiata nel prato; fatti una canna o bevi un bicchiere di vino. I modi per depotenziare la parte razionale del cervello sono molte.
Certo, una volta arrivato alla fine della prima stesura, devi revisionare. Prenditi una pausa – un’ora o un giorno lo stabilirai tu – armati di penna rossa e indossa il cappello da editor per editare il tuo romanzo.
Insomma, scrivi da ubriaco, e revisiona da ingegnere. Condividi il TweetEditing di un romanzo: l’importanza di andare a ritroso
Per quanto tu ti possa affidare a scalette, trame strutturate e progettazione, non puoi prevedere fin da principio dove vogliano andare esattamente i tuoi personaggi, e di cosa parla veramente il tuo romanzo, quale sia il tema della storia.
Inoltre, se ci affidiamo ciecamente a una trama rigida, con scene già progettate a tavolino, perdiamo il gusto della scrittura, non ci lasciamo più sorprendere da un risvolto del personaggio, una sua frase, addirittura, un suo ribellarsi a un evento che avevi progettato.
È la storia che ti deve sorprendere, altrimenti la scrittura diventa mero esercizio manieristico e stilistico. Anche perché penso che quando scriviamo, e lo facciamo in modo serio, approdiamo a una parte più profonda, più vera di noi, dove non esiste solo la razionalità.
Quando scrivi la prima stesura, devi scrivere un po’ in trance, lasciandoti guidare dal flusso narrativo, lasciandoti trasportare dalla storia e dai personaggi.
Questo, però, può comportare che la storia possa soffrire di alcune lacune e debolezze. In particolar modo nel climax di una scena, o nel finale di un romanzo.
A volte, soprattutto in una fase avanzata del romanzo, ci troviamo di fronte ad alcune scene o dialoghi che non rappresentano particolari problemi, ma che, in rapporto a tutta l’economia del testo, potrebbero essere rafforzati e migliorati.
La soluzione non è, spesso, andare a lavorare sulla scena o sul dialogo in sé, ma sulla parte che la precede, ovvero, nella prima parte del testo, lavorando o di contrapposizione, o di richiamo.
Se, in fase di prima stesura, quindi, dovresti seguire il flusso narrativo e l’istinto, in fase
di revisione ed editing devi usare la parte razionale della mente: in altre parole, devi essere lucido e spietato.
Anche la revisione può essere creativa e divertente, può farti trovare spunti geniali per risolvere il problema.
A breve ti mostrerò degli esempi pratici di editing.
Siamo abituati a considerare i grandi romanzi come prodotti nati in modo spontaneo: invece anche i grandi romanzi sono stati sottoposti a molte riscritture e revisioni, in primis dagli stessi scrittori.
Considera quanto Fitzgerald ha dovuto lavorare prima di dare alla luce Il grande Gatsby come noi lo conosciamo.
Qui puoi leggere la tormentata genesi del suo romanzo.
ESEMPI PRATICI DI EDITING
che siano stilistici, strutturali, semantici o di altra natura, vediamo esempi di interventi che si possono
effettuare (o quanto meno, così è come lavoro io), in fase di editing:
Esempio n 1:
inserimento di personaggio secondario
Antefatto:
Floriana, la protagonista del romanzo “La nostalgia del fiume”, è una ragazza milanese molto bella, adora la città, gli aperitivi, i ristoranti costosi, le app, e i centri commerciali. È vestita sempre all’ultima moda, dà molto importanza alla carriera e alle apparenze. È fidanzata con Alfio, promettente avvocato milanese. Si stanno per sposare. Per motivi di carriera, Floriana accetta un incarico da parte della banca, che la trasferisce in uno sperduto paesino del pavese. Posto che all’inizio odia. Qui, avviene un incontro-scontro con un uomo. Conosce Paride, un tipo un po’ strano, molto fuori dagli schemi, ruspante, che vive in una casupola lungo le sponde del fiume. Dopo una prima indifferenza, i due si invaghiscono, avviene un avvicinamento, il bacio e poi fanno l’amore.
L’esigenza:
l’autrice ha l’esigenza di trovare un espediente narrativo per far avvicinare Floriana e Paride. Sapientemente, introduce un personaggio secondario (avrebbe potuto fare diversamente, ma come fa Jane Austen, lo usa come elemento strutturale). Bianca, la vicina di casa, è una tipa completamente diversa: un po’ goffa, molto semplice, ficcanaso, ciarliera. Bianca invita Floriana ad una gita lungo il Po, dove avrebbe conosciuto Paride. La scena vede quindi Floriana accettare inaspettatamente l’invito di Bianca. Diciamo che la scrittrice perde l’occasione di far diventare, lo stesso identico episodio, un piccolo colpo di scena.
E noi non veniamo particolarmente colpiti da questo evento?
Cosa c’è che non va?
Il problema non è tanto nella scena, ma quanto nel fatto che non erano emerse, in precedenza, le forti differenze tra i due personaggi, per cui, l’ultima cosa che ci saremmo aspettati, è vedere Floriana accettare l’invito di Bianca.
Esempio 2:
sorprendiamo il lettore
Antefatto:
Riprendo l’esempio di prima di Floriana. Dopo una prima indifferenza, Floriana accetta l’invito a uscire di Paride. I due si invaghiscono, avviene un avvicinamento, il bacio e poi fanno l’amore.
La scena dell’avvicinamento e del bacio è ben costruita, le battute di dialogo sono credibili, brevi, delicate, non calcate.
Ma allora perché non mi emoziono particolarmente nel leggerle?
Quello che non va non è nella scena, ma nel fatto che questo episodio non mi sorprende.
E perché non mi sorprende?
Perché i personaggi non erano stati caratterizzati in modo abbastanza approfondito nella prima parte del testo.
In particolare, non erano emerse le forti diversità tra due personaggi. Diversità sulla superficie, difatti poi i due scopriranno di avere molto più in comune di quello che pensavano. Ma, comunque, queste diversità devono essere marcate, rafforzate, in quanto loro in primis, e il lettore a seguire, non devono sospettare che questi due mondi si possano avvicinare.
Vorrei sottolineare quindi che, a fronte di una stessa scena che non rappresenta particolari problemi, il lavoro va fatto nella parte che la precede.
Esempio 3:
Togliamo i commenti dai dialoghi
Un errore comune è commentare i dialoghi, quando dovrebbero parlare da soli. Vediamo un esempio:
Testo originario dello studente:
Accostai vicino alla pompa, ma dal lato sbagliato.
“Signora l’additivo per iniettori…?” mi fece l’omino sbagliato dal finestrino sbagliato.
Pure il benzinaio, no! Pure loro avevano il loro target e non mancavano di cercare di venderti tutti i prodotti della gamma. Facevano leva sulle tue paure, loro, e continuavano a triturarti le palle che se non avresti comprato il prodotto avresti scassato la macchina con la benzina sporca. Che cazzo me la vendi a fare in prima istanza la benzina sporca, Cristo!
“No , caro, oggi non mi freghi pure tu” pensai incazzata mentre, senza manco guardarlo in faccia, scesi dalla macchina. Muta e con la faccia scura, mi diressi verso l’area di ristoro a passo lento, senza preoccuparmi di avere lasciato la macchina incustodita
La mia proposta per rendere le battute più spontanee e la scena più vivida:
Lei arriva trafelata, nervosa, con i minuti contati e in ritardo; arriva alla pompa di benzina inchiodando, esce di corsa, cazzo il bocchettone è dall’altra parte, risale, fa marcia indietro, per poco non tampona l’altra macchina, si riallinea nella parte giusta, “il pieno grazie”, tira fuori la carta di credito per ottimizzare i tempi, mentre l’omino compie gesti lentissimi, fa qualche domanda fuori luogo e, prima di inserire la carta nel Pos, domanda “signora, l’additivo per iniettori?”
“Nooo, cavolo! No, non lo voglio l’additivo. Mi scusi, ma anche lei prende una percentuale sulle vendite?”
“Mi scusi?”
“Lasci, lasci.”
Esce e va all’area ristoro…
Esempio n 4:
Vaghezza Vs concretezza
In un racconto assegnato durante il corso di scrittura creativa a Barcellona, una mia studentessa
scrive:
[ …] a seguito di un’esplosione [ …]… volavano oggetti.
Le ho suggerito di sostituire la parola oggetti, troppo vaga, in quanto non fa calare il
lettore nell’ambiente. Questa vaghezza forse è causata dal fatto che la scrittrice stessa non si era
immersa completamente nella scena, descrivendo esattamente quali fossero gli oggetti che la
protagonista vedeva volare. Se ci pensate, se qualcuno vi chiede di descrivere l’ambiente in cui vi
trovate in questo preciso momento, non vi verrebbe mai in mente di usare la parola oggetti, in
quanto voi fisicamente vedete: una scrivania, una tazza, una penna.
Esempio 5:
Usiamo aggettivi meno banali: guarda il video
Infodump, ovvero, dire troppo
Ecco l’esordio di un racconto di una studentessa:
Entro in pizzeria e ho già il mal di testa: odio questo posto e i miei genitori che mi obbligano a lavorare qua da quando mi sono ritirato da scuola.
Nella mia proposta di editing, farei cancellare: e i miei genitori che mi obbligano a lavorare qua da quando mi sono ritirato da scuola, in quanto suona molto da spiegazione.
Se lasciamo: Entro in pizzeria e ho già il mal di testa: odio questo posto, rimaniamo incuriositi e cominciamo a farci delle domande: perché il narratore odia questo posto? Avremo la possibilità in altre parti del testo di far capire che i genitori impongono al ragazzo di lavorare in pizzeria.
Ricorda che nella narrazione deve emergere, come in un iceberg, solo la parte interessante
(principio dell’Iceberg di Hemingway)
Sono i dettagli concreti a fare la differenza, come spiego meglio in questo articolo.
Esempio 7:
Usa lo Show, don’t tell
Racconto che parla di un tema delicato come quello della violenza sessuale. La ragazza protagonista si trova in una sala yoga, e avverte dei dolori al bacino.
« Non so nemmeno perché cavolo ci sono venuta qui stasera, con queste fitte di dolore. Ma che cosa mi è saltato in mente? Sì, vabbé, mi devo comportare esattamente come nella norma. Fare le stesse cose di sempre, che nessuno si deve accorgere di nulla. Nessuno si deve accorgere che tutto è cambiato, dopo quello che è successo. Ma è tutta colpa mia»
In fase di editing ho suggerito di usare la tecnica narrativa Show, don’t tell.
Il mio commento:
Usi lo Show, don’t tell, ma non fino in fondo. Invece di descrivere in modo letterale, didascalico, esplicito “è tutta colpa mia… cosa mi è saltato in mente.. tutto è cambiato” che ammicca troppo al lettore, porterei all’esasperazione i dolori fisici, con l’insegnante che la tocca, e lei ostinata che continua a fare yoga invece di andarsene via. Questa situazione, se ci pensi, non è normale. In uno scenario ordinario una ragazza si alzerebbe e lascerebbe l’aula. Quindi, se rimane, nonostante i dolori lancinanti, il lettore percepisce un attrito; intuisce in questo modo qualcosa di anomalo, ma dalla narrazione.
Esempio 8:
La tecnica dell’anticipazione
In un racconto pubblicato nell’antologia “Dacci un taglio” – Scatole Parlanti – la protagonista, invitata dall’amica al salone di parrucchieri per cambiare la propria fisionomia per scappare dalla famiglia (in particolare dal padre), viene tradita. Ecco che all’improvviso scorge un’ombra: quella del padre-orco. Così era nella versione originale della studentessa.
In fase di editing ho proposto di:
- cambiare l’ombra in un particolare più concreto, evidente
- anticiparlo nella prima parte.
Ecco che nella prima parte è stato quindi inserito:
[…] Suo padre tornava a casa stanco, e la stanchezza aveva su di lui un effetto trasfigurante. Entrava in cucina e prima di cenare beveva due bicchieri colmi fino all’orlo di vino. Neanche si lavava le mani, neanche si sfilava quel cappellaccio e quelle scarpe marroni da contadino. […]
Mentre nella parte finale l’ombra è stata cambiata in:
[…] Quelle scarpe, quelle scarpe marroni, sformate. Marì cadde in ginocchio, le braccia serrate indietro.
Io definisco questa tecnica dell’anticipazione:
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La fortuna e le intuizioni
Nella vita, fortunatamente, esistono: le coincidenze, i colpi di fortuna, le illuminazioni. Nella narrativa no. Dobbiamo sempre far scaturire un evento come conseguenza di un altro, innescando un meccanismo di causa-effetto. Perché? Per nascondere la macchinazione dell’autore, evitando le soluzioni facili che il lettore scoprirebbe (consciamente o meno) e non gli lasciano nessun sapore in bocca, nessuna fascinazione.
Possiamo inserire quindi un avvenimento o un episodio in una parte anteriore del testo.
Es.
Tania, la migliore amica di Ambra, la quale è sposata, scopre che suo fratello ha una tresca con Ambra.
Oddio! Un’intuizione la folgorò; Salva e Ambra!
In questo caso suggerisco all’autrice di creare un contesto, delle associazioni mentali precise per cui Tania arriva
a tale intuizione.
Oppure:
Ambra pensò che fosse una macabra coincidenza che lo sguardo le cadesse proprio adesso su quella foto,
Anche qui, troppo facile è usufruire delle coincidenze. Il mio commento:
Sembra strano (e un po’ pretestuoso e “troppo pronto all’uso” il fatto che, dopo anni e anni di indifferenza, proprio oggi lei guardi con occhi diversi questa foto (oggi che il narratore deve far partire la narrazione). Invece, appunto, se facciamo accadere un evento, quale il rompersi della cornice di una foto, allora diventa più credibile il fatto che lei proprio ora (a seguito dell’incidente) faccia partire la memoria.
Esempio 10:
Cliché
Non c’è nulla di peggio di leggere (e usare) stereotipi e cliché. Non è solo una questione estetica e di bellezza.
Quando usiamo uno stereotipo ci stiamo abbandonando al pensiero altrui, al comune sentire della massa, a un’associazione
che non parte dalla nostra esperienza personale.
Nell’appartamento era caduto un silenzio pesante
Commento:
questo è un cliché. Prova a pensare a cosa vuol dire veramente. Ti è mai capitato veramente di sentire la pesantezza del silenzio calare dall’alto? Questa è un’immagine (una metafora in altre parole) usata da altri. Pensa a una situazione simile della tua vita e descrivi le tue sensazioni.
Più sotto, invece, puoi scaricare la Checklist in pdf con gli elementi da considerare quando revisioni il tuo testo. Ti consiglio di scaricarla, stamparla e tenerla sempre al tuo fianco.
Correzione di bozze
La correzione di bozze è l’ultimo passaggio della revisione di un testo finalizzato all’individuazione e alla correzione di refusi, errori ortografici e tipografici.
Nonostante il compito venga affidato ad un esperto, il correttore di bozze appunto, ti consiglio di lavorare tu stesso sul tuo manoscritto, in modo da pulirlo il più possibile. La revisione di bozze segue regole grammaticali, linguistiche e grafiche.
Punteggiatura nei dialoghi
Virgolette alte, semplici, caporali, trattini. Ogni casa editrice adotta i suoi propri segni di interpunzione.
L’importante, quando consideri la punteggiatura nei dialoghi, è la coerenza, quindi adottare sempre la stessa in tutto il testo.
Editing e correzione di bozze differenze
Certo, per i non addetti ai lavori e per chi si sta da poco avvicinando al mondo della scrittura
e dell’editoria, ancora ci possono essere dei dubbi sulle differenze tra questi processi,
editing e correzione di bozze, che sono anche chiamati tecnicamente servizi editoriali.
In questo articolo spiego la differenza tra editing e correzione di bozze.
Quanto costa l’editing di un libro?
Il costo dell’editing letterario varia da molteplici aspetti, in primis dall’esperienza dell’editor professionista che lavorerà sul tuo manoscritto. Diciamo che si parte dai 4€ fino ai 10 € a cartella.
Noi abbiamo deciso di offrire servizi editoriali molto semplici e chiari.
Potrai avvalerti di: SCHEDA DI VALUTAZIONE, EDITING, CORREZIONE DI BOZZE a prezzi chiari e onesti.
Una cosa è certa: se vuoi pubblicare o autopubblicare il tuo libro, o semplicemente migliorare il tuo romanzo, devi rivolgerti a un professionista del campo editoriale.