Climax definizione

Il climax è una procedura, riconosciuta in letteratura e non soltanto come figura retorica, che implica un crescendo di intensità, attraverso una collocazione dei termini organizzata secondo una tendenza esponenziale di valore. Al termine del climax si ha un picco, il tassello più importante degli elementi elencati, si tratti di parole, ritmi o emozioni.

Etimologia e significato di Climax

La parola proviene dal greco κλῖμαξ (klímaks) ossia scala, significato che ben si adatta a rappresentare il susseguirsi di concetti in un progredire verso l’alto. Con il tempo, probabilmente per influsso della lingua inglese, il lessema climax è venuto ad indicare anche il gradino più alto della scala, il culmine della tensione.

Anticlimax

Il climax finora definito è conosciuto come climax ascendente, ma esiste anche il suo opposto, l’anticlimax o climax discendente, in cui una già densa matassa di tematiche pregnanti viene pian piano a distendersi e ad assumere connotazioni più leggere. Quest’ultimo può designare anche l’accostamento di un elemento particolarmente elevato o onnicomprensivo ad uno più basso o specifico.

In narrativa: un focus concreto

Il climax ha molto a che fare con la sequenza e l’ordine con cui si narrano gli avvenimenti. Gli stessi episodi che, presi singolarmente o esposti in modo random all’interno del romanzo, vengono narrati in accumulazione, portano alla drammatizzazione della storia.

A fronte della stessa trama di un romanzo, infatti, fabula e intreccio possono coincidere o meno.

A volte cominciamo a scrivere per noi stessi, annotando, come in una sorta di diario, avvenimenti, impressioni, episodi che avvengono nella nostra vita.

Ma se vogliamo trasformare questi avvenimenti in narrativa, dobbiamo prestare attenzione al modo, alla dinamica e alla sequenzialità con cui raccontiamo gli avvenimenti stessi.

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Facciamo un esempio pratico:

esempio di climax

Luisa è sposata da dieci anni. Dopo un matrimonio non proprio felice decide di divorziare.

Come lo dite? Quando lo dite?

Se annunciate l’episodio clou (il divorzio) troppo in anticipo, rischierete di annacquare la suspense.

Costruire un climax efficace farà la differenza tra coinvolgere emotivamente il lettore o meno. Condividi il Tweet

La mancanza di un climax efficace, potrebbe essere il vero motivo per cui il finale del romanzo non funziona.

Magari la vostra storia  è totalmente o parzialmente autobiografica. Questo vuol dire che siete emotivamente molto coinvolti. Voi. Ma senza le tecniche narrative, senza l’esposizione efficace degli avvenimenti, senza la progressione lenta e inesorabile del climax che porta la storia all’esasperazione fino allo scioglimento finale della tensione il lettore non si emozionerà.

La tecnica è proprio quel legame che permette di trasmettere l’emozione dalla vostra interiorità a quella del lettore. Condividi il Tweet

Certo che potete anche dire subito: Luisa ha divorziato da Giovanni.

Ma, come in un romanzo giallo o noir in cui si rivela subito l’assassino, dovete poi andare a costruire una storia sapiente e interessante, per capire le cause psicologiche e pratiche che hanno portato al divorzio. In altre parole, dovete avere una penna più raffinata per poi interessare il lettore.

Un altro elemento che concorre a caratterizzare un buon climax è la posta in gioco. Una volta salita la scala e raggiunta la cima occorre rischiare grosso affinché il climax risulti potente. Ovviamente, dovete caratterizzare bene il personaggio letterario affinché il rischio e la posta in gioco siano credibili.

Per un musicista la posta in gioco potrebbe essere partecipare a un’audizione; per uno scrittore prender parte ad un concorso letterario con un romanzo su cui ha investito gli ultimi tre anni. Per Luisa la sua salute mentale se non divorzia da Giovanni.

Climax: un esempio narrativo

Climax: un esempio narrativo

Questa tecnica viene adoperata largamente sia in letteratura che in ambito cinematografico per quanto riguarda il genere giallo, thriller o horror.
Nel racconto Il dito, del famoso scrittore di romanzi d’orrore Stephen King, il protagonista è convinto che un dito, classificabile come entità malvagia e minacciosa, lo perseguiti. Durante il corso della narrazione e sin dall’incipit, subiamo gli effetti di un climax e al contempo della sua controparte negativa. Difatti, all’inizio il terrore cresce lentamente, fino a generare un crescendo di suspense sia nel lettore che nel protagonista. Quando quest’ultimo recupera una certa tranquillità, grazie alla grande rassicurazione che rappresenta la vita quotidiana, ecco che il dito ricompare, più spaventoso e letale di prima.

Altri utilizzi del termine:

  • medicina: in ambito medico, il termine si presenta come sinonimo di acme, che in una malattia è lo stadio di maggiore intensità a cui si può giungere;
  • ecologia: in questo frangente il climax rappresenta il livello di assetto nello sviluppo della vegetazione di un determinato luogo, che persiste invariato fino ad importanti mutazioni delle condizioni climatiche;
  • sessuologia: seppur di rado, la definizione può essere utilizzata anche nel campo della sessuologia per indicare l’orgasmo;
  • retorica musicale: come si può facilmente comprendere nella musica il termine si riferisce ad un aumento della tensione emotiva, punto in cui una concatenazione di prepotente vigore arriva ad una vetta.

Esempi in letteratura

Ecco dunque una serie di esempi di climax, che ben esplicano il crescendo d’energia sopra accennato:

  • “la terra ansante, livida, in sussulto
    Questa citazione da Il lampo di Pascoli si presta bene a chiarire il concetto di climax; gli attributi assegnati alla terra la mostrano prima affannata, poi cupa, infine squassata dal tumulto.
  • “…e qui per terra mi getto, e grido, e fremo…”
    Da La sera del dì di festa, l’angoscia esistenziale di Leopardi trapela dal compimento incatenato di queste azioni.
  • To die, to sleep, maybe to dream” In questo caso la citazione è un anticlimax, poiché si passa dal nulla assoluto che accompagna la morte al dormire fino al sognare, verbo che prefigura una certa attività del sistema nervoso, tipica del momento in cui si chiudono le palpebre per riposare.

Ma quello che mi preme in questa sede è sottolineare non tanto la progressione in crescendo di singoli termini, ma l’accumulazione lenta, progressiva e inesorabile degli avvenimenti che compongono la trama del capitolo di un romanzo, fino a raggiungere una vetta vertiginosa e una tensione insostenibile.

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