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Analessi: un salto nel passato
Sicuramente, leggendo, ti sei già imbattuto in flashback e flashforward e non te ne sei accorto. Ed è normale, per carità. Quando ci si rilassa con un bel libro, mica viene spontaneo mettersi a fare la divisione del testo in sequenze narrative o cose così!
Ci si gode solo la storia, lasciandosi conquistare dal frusciare delle pagine e dalle emozioni che suscita.
È quando ci si chiede come scrivere un libro, magari con l’intenzione di pubblicare, che ci si rende conto di quanto le anacronie siano importanti nella narrazione.
Che cosa sono le anacronie? Be’, il concetto è piuttosto semplice. Si incontrano quando, in un romanzo, c’è uno sfasamento nell’ordine temporale degli eventi della narrazione. Questo porta al conseguente sviluppo del suo intreccio.
Le anacronie principali coincidono con l’analessi e la prolessi. Ma cosa sono?
Andiamo per gradi. Oggi vediamo insieme che cos’è l’analessi, come si riconosce e a cosa serve.
Che cos’è l’analessi
Si comprende il significato della parola analessi già guardando alla sua etimologia.
Viene dal greco ἀνάληψις (anàlepsis), termine ripreso dal verbo ἀναλαμβάνω à prendo di nuovo, ripeto, recupero, etc.
L’analessi è sia una figura retorica che un procedimento narrativo.
Nel primo caso, si usa per indicare la ripetizione della stessa parola o espressione in una frase, così: “Era un giorno molto caldo, un giorno afoso, un giorno bollente peggio dell’inferno”.
In narrativa, invece, l’analessi consiste in un ritorno al passato. In questo frangente viene raccontato un evento già accaduto, spesso per comprendere meglio la trama o dare qualche informazione in più sui suoi protagonisti e sullo svolgimento di certe vicende.
Ci si riferisce all’analessi narrativa anche mediante i sinonimi flashback o retrospezione.
Si distinguono due tipi di analessi.
- analessi interna: mettiamo che una storia si svolga in un periodo di tempo che va dal 1990 fino al 2025. Se la narrazione presente è collocata nel 2020 e viene raccontato qualcosa avvenuto nel 1996, allora ha luogo un’analessi interna. Questa si situa entro l’arco temporale che va dall’inizio degli eventi (1990) fino alla conclusione del racconto (2025).
- analessi esterna: quando l’analessi indaga una vicenda verificatasi nel 1888, , allora l’analessi è definita esterna. Richiama appunto un fatto che rimanda a prima del principio della storia.
Fabula e intreccio: un veloce ripasso
Per capire a pieno che cosa è il flashback in un testo, rinfreschiamoci la memoria con i concetti di fabula e intreccio.
Per fabula si intende l’elenco degli avvenimenti di una storia in ordine cronologico e logico. Questo significa che gli eventi sono raccontati nella loro successione temporale, seguendo il nesso di causalità: causa à conseguenza.
L’intreccio, invece, è l’insieme degli eventi del racconto che non rispetta più un assetto cronologico-logico. I fatti, perciò, sono mescolati tra loro come le tessere di un puzzle.
Nel constatare le differenze fra fabula e intreccio, l’analessi è fondamentale. Infatti, interrompe la struttura cronologica e logica della fabula e crea l’intreccio.
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Che cos’è la prolessi
Il contrario dell’analessi è la prolessi narrativa, definita anche anticipazione o flashforward. È adoperata per raccontare avvenimenti futuri, facendo un salto avanti nel tempo. Il suo scopo è creare attesa nel lettore. Un utilizzo famoso della prolessi si trova quando un romanzo comincia con il suo epilogo, anticipando nell’incipit come finirà il racconto.
Un esempio significativo di prolessi si trova nelle prime righe di Cent’anni di solitudine, celebre opera di Gabriel Garcìa Màrquez.
“Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.”
(Cent’anni di solitudine, Edizione Classici Moderni, Oscar Mondadori, pag. 1)
Differenza fra analessi e prolessi
Dunque, la differenza fra analessi (flashback) e prolessi (flashforward) in un racconto è presto detta. Se la prima comporta un salto all’indietro nel tempo, la seconda consiste in un’anticipazione di eventi futuri.
Esempi celebri di analessi
L’analessi narrativa è una pratica molto adoperata dagli autori di prosa e poesia, fin dall’antichità. Ne troviamo esempi nel mondo classico, con personalità di spicco come Omero o Virgilio. Nell’Odissea, infatti, è presente una cospicua analessi quando Ulisse, accolto al banchetto di Alcinoo, si appresta a narrare le sue peripezie per mare e terra.
“Son di Laerte il figlio, famoso fra gli uomini tutti per la scaltrezza, Ulisse: giungeva mia fama a le stelle. […] Sí che voleva Calipso, la Diva, con sé trattenermi: similemente Circe, l’eèa frodolenta, voleva nel suo palagio tenermi, bramando ch’io fossi suo sposo; ma non poterono mai convincere questo mio cuore: ché niuna cosa v’è della patria e dei figli piú cara, per quanto ricca sia la casa ove passi la vita, quando in estranea terra, lontano tu sii dai tuoi figli. Ora però ti debbo narrare le molte sciagure onde m’afflisse Giove quand’io ritornavo da Troia”.
(Odissea, volume I: dal canto I al canto XII, Zanichelli, Canto IX, vv. 19-37)
Ancora, nell’Eneide, Enea provoca una splendida analessi per raccontare a Didone la sua avventurosa storia.
Facendo qualche esempio un po’ più recente, Carlo Emilio Gadda fonda sull’analessi il suo famosissimo romanzo La cognizione del dolore. Così fa anche Luigi Pirandello, con il geniale Il fu Mattia Pascal.
Come si riconosce l’analessi
Adesso che sai cos’è un’analessi, rintracciarla in un libro ti sarà piuttosto semplice.
Per riconoscere le analessi in un testo, tieni d’occhio:
- narrazione di eventi passati
- rievocazione di ricordi
- espressioni che anticipano un passo indietro nel tempo
Una volta che ci avrai fatto l’occhio, individuarle viene quasi automatico.
A cosa serve l’analessi
L’analessi ha funzione esplicativa. Questo significa che serve a spiegare qualcosa, a colmare lacune di informazioni all’interno della storia. Si trova, ad esempio, quando si parla del background o della backstory di un certo personaggio, presentando accadimenti che ne hanno influenzato il presente. Oppure, per mettere al corrente il lettore di ciò che è capitato in un certo luogo in passato, per spiegare i motivi di un rancore e così via.
Sostanzialmente, lo scopo dell’analessi è rendere una storia più comprensibile e godibile, fornendo gli strumenti per capirla a pieno.
L’analessi è utilizzata inoltre per dare ritmo alla prosa, per rendere il tempo e lo stile di un romanzo più coinvolgenti. Un po’ come l’ellissi, che consiste nel tacere un determinato evento all’interno della storia, così che l’immaginazione fervida del lettore si scateni.
In alcuni casi, invece, l’analessi è utile per generare suspense o confondere lo spettatore, così da creare il colpo di scena. Tipo in un horror, quando l’autore racconta di come la casa dove abitano i protagonisti del romanzo sia infestata da spettri vendicativi, facendo un salto indietro nel tempo. Dopo questa notizia, ci aspettiamo che qualcosa di terribile accadrà presto e stiamo in apprensione per i nostri protagonisti.
Bene, adesso sai cosa è un’analessi, come funziona e che effetti suscita nei lettori.
Ti consiglio di usare quest’espediente narrativo nel tuo manoscritto, per dare colore e vivacità alla prosa. Sia editor e che pubblico te ne saranno grati!
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